calma.jpg

Calma e cesso

Ascolti concentrati per rilassarsi un pò

Non so se avete idea di cosa significhi convivere in una casa di cinquanta metri quadri con tre bambine di 1, 4 e 9 anni. Io pensavo di saperlo, ma quando hanno chiuso le scuole ai primi di marzo ho iniziato a capire che le cose, a volte, possono andare molto peggio. Quando poi ci hanno chiesto di uscire il meno possibile, mi sono sentita sull’orlo del baratro. Quando dopo qualche giorno mi hanno obbligata a non andare sul posto di lavoro, ho intravisto la fine. Quello che vedete qui accanto è Romualdo, il mio nuovo collega. Nel mio ufficio godo di una comoda tazza ergonomica e di un confortevole tavolo bidet. Da questa privilegiata postazione mi prefiggo, appena posso, di segnalarvi un podcast, per intrattenervi in questi giorni speciali. Alcuni li ho ascoltati e amati, altri li vorrei ascoltare e amare, ma per quanto alzi il volume della cassa non riesco comunque a sovrastare le urla. Spero che le mie segnalazioni vi terranno compagnia, coccoleranno, aiuteranno a vivere meglio questa obbligatoria casalinghitudine. Se poi da questi ascolti scaturisse un dibattito, se fosse l’inizio di un tavolo di confronto e critica sul mondo del podcast, sarebbe meraviglioso. Ascoltate concentrati, dal cesso, se necessario.

corviale.jpeg

Dal centro alla periferia

Ascolto n.7

“Vado a vivere in collina” racconta lo svuotamento del centro storico e lo slittamento della classe popolare verso la periferia. In particolare, si da voce a quelle famiglie che negli anni ‘80 hanno dovuto abbandonare le loro residenze del centro per trasferirsi in un edificio emblematico e noto anche a livello internazionale: il Nuovo Corviale.

Qui potete ascoltare “Vado a vivere in collina”

Musica in viaggio

Ascolto n.6

Eliseo Martini ha trasformato la sua Fiat in uno studio di registrazione e se n’è andato in giro per il Trentino in cerca di persone arrivate in Italia dopo lunghi e difficili viaggi. Ha chiesto loro di raccontarsi, ma soprattutto di cantare. Mentre lavavo i piatti le splendide voci (spesso a cappella) contenute in questi quindici minuti di piacevolissimo ascolto mi hanno fatto ballare, viaggiare, piangere e ridere. L’audio documentario è in diverse lingue, ma non ci se ne accorge neanche, va dritto al cuore con un solo comune linguaggio. Ringrazio Mattia Pelli per avermi segnalato questo lavoro e Francesca Caprini per avermi fatto conoscere Mattia. Francesca e Mattia hanno messo su in queste settimane una radio web, si chiama Radio Cura (la trovate su Facebook) ed è nata con l’intenzione di rompere la solitudine e di porre agli ospiti una semplice domanda, così fondamentale soprattutto in queste ore: “come stai?”.

Qui potete ascoltare “Le canzoni dei rifugiati”.

Quarantena permanente

Ascolto n.5

In questa quarantena emozioni e umori sono altalenanti. Negli ultimi giorni osservo Alice, quattro anni, iniziare tutti i suoi disegni con un sole dietro alle sbarre. Il mio pensiero vola a Patrizio, Carlos e agli altri compagni del mitico gruppo con cui ho avuto l’onore e la fortuna di lavorare per tre mesi nei sotterranei di Regina Coeli, un paio di anni fa. Ogni volta che passo (anzi, passavo) di fronte al carcere di Trastevere penso a loro. Le loro voci e i loro racconti scaturiti da quel laboratorio radiofonico e cuciti insieme dall’abile mano de mio amico e collega Andrea Cocco, sono disponibili qui.

rossa.jpeg

Milano deserta

Ascolto n.4

Questo lavoro è fresco fresco, mentre vi scrivo è ancora in programmazione su Radio Rai Tre. Mi rendo conto che ancora è difficile immergersi in altre storie, siamo intrisi del nostro presente in ogni azione e pensiero. Ora dopo ora scopriamo nuove piccole o grandi ripercussioni dello stato d’eccezione di cui siamo spettatori e protagonisti: un amico con un genitore malato, un banco di frutta sotto casa che chiude, un figlio in crisi per la cattività, la difficoltà a trovare una risma di fogli, l’impossibile fila alle poste per ottenere tutti i documenti necessari per i famosi 600 euro. Ma non preoccupatevi, la radio vi viene incontro anche in questo caso, vi propongo un ascolto possibile.

Caterina, una giovane colombiana che vive a Milano, ha registrato voci, suoni e rumori di questi giorni strani. Ha fatto quello che tutti noi audio documentaristi abbiamo pensato di fare, ma più rapidamente. Forse il format risente di questa necessaria rapidità, ma l’audio documentario rappresenta comunque una testimonianza importante, soprattutto per il futuro.

Qui potete ascoltarlo

nocture-header-social (1).jpg

Sounds good

Ascolto n.3

Questo lo consiglia Romualdo, il collega di cui sopra. Ci stanno 24 ore in un giorno, scrive l’autrice Vanessa Lowe, sembra semplice, ma la verità è che dalle undici di sera alle sei del mattino accadono cose che si conoscono di meno, di cui abbiamo meno percezione. L’idea del podcast “Nocturne” mi intriga da morire, soprattutto in queste giornate dal tempo ribaltato. Fatemi sapere che ne pensate e consigliatemi una puntata, forse nel mio cesso studio posso provare ad ascoltare almeno un episodio.

Qui potete ascoltarlo.

alberto-familia-c-copy-f0fac3a07161b80492fc0748ddc522eb4934e216-s800-c85.jpg

Ritratto di famiglia

Ascolto n.2

Anche questo podcast l’ho ascoltato, e più di una volta. Penso sia uno dei lavori audio a cui sono più affezionata. Los cassette del exilio, prodotto dalla meravigliosa Radio Ambulante, ripercorre la storia di una famiglia cilena attraverso una ventina di audio cassette registrate a metà degli anni ’70 da un papà costretto all’esilio. Il punto di forza del podcast risiede nel sapere raccontare un capitolo della storia contemporanea attraverso una storia personale. Ascoltare frammenti delle audio cassette originali, il loro suono, la voce del padre, è un’esperienza che lascia il segno.

Qui potete ascoltarlo. 

can.jpg

A caccia di lattine

Ascolto n.1

Per iniziare, un podcast che ho ascoltato. E’andato in onda a dicembre 2018 su Radio Rai Tre, in cinque puntate. Si intitola New York orizzontale. L’autrice, Francesca Berardi. è una ricercatrice italiana che ha portato avanti uno studio sui canners, i raccoglitori di bottiglie e lattine della Grande Mela. Nel corso della sua indagine ha seguito e registrato molti lavoratori e lavoratrici per interi giorni.

Mi è piaciuto per la semplicità del racconto, per l’intimità dei suoni, per la capacità di capire e intessere relazioni con i protagonisti. Ho provato anche invidia, perchè questa ricerca finanziata dall’università americana che in Italia probabilmente non avrebbe mai trovato fondi.

Qui potete ascoltarlo.