Nel 1909 a Roma, nel quartiere Monte Mario, cominciarono i lavori per la realizzazione di un manicomio. Fu chiamato Santa Maria della Pietà e prese a funzionare quattro anni dopo, nel 1913, poco prima dello scoppio della Grande Guerra. Il complesso era ed è di centotrenta ettari, immersi in un grande parco attraversato da lunghi sentieri, con quarantuno edifici ospedalieri, di cui ventiquattro destinati a padiglioni di degenza. Ben presto il Santa Maria della Pietà divenne il più grande ospedale psichiatrico d'Europa, con una capacità di oltre mille posti letto.

Oggi, dopo più di un secolo e una rivoluzione nel mezzo, quel luogo è portatore di storie e memorie che non possono essere dimenticate.

Nel 1980, due anni dopo l’approvazione della Legge 180 per la chiusura dei manicomi, Tommaso Losavio, psichiatra e allievo di Franco Basaglia, fu chiamato a iniziare l’opera di destrutturazione che si sarebbe dovuta concludere con la chiusura e la dimissione di tutti gli ospiti. Losavio, che aveva lavorato fino ad allora a Trieste, nella capitale trovò una situazione completamente diversa, il personale era scarso e mal preparato, il clima politico avverso, le amministrazioni bloccate in attesa di una contro-riforma della Legge 180, che ancora non convinceva nessuno. Partì così la sfida della sua squadra, conclusa solo quando il manicomio è stato definitivamente chiuso tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo millennio.

Le lotte di Tommaso Losavio e della sua squadra, l’incessante lavoro delle associazioni e delle cooperative che hanno sostenuto il processo di autonomia degli ospiti, la realizzazione del Museo della Mente per conservare e raccontare la storia del complesso, l’opera degli artisti che hanno realizzato una serie di murales sui padiglioni, sono raccontate in una mappa sonora, un piccolo scrigno di voci, una geografia sonora da ascoltare perdendosi nel dedalo di stradine che serpeggiano tra i padiglioni della struttura o da qualsiasi altra parte del mondo, una cartina radiofonica multimediale che ricostruisce le storie del passato raccontando anche la vita di oggi, preservando la memoria e provando allo stesso tempo a tracciare una linea futura.

La mappa si ascolta da qui

Questo lavoro, realizzato da me e da Irene Aurora Paci, fa parte di "Alla fine della città", una rassegna del contemporaneo tra metropoli e campagna, letteratura e follia, narrazioni e mappe interattive, ideata dall’Associazione Ti con Zero di Fernanda Pessolano, un progetto triennale che aveva preso avvio nel 2020: promosso da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura, è vincitore dell'Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE. Il primo anno avevamo raccontato la borgata di Valle Aurelia, il secondo la relazione tra la campagna e il XIV municipio.